Categorie: AmbientePublished On: 3 Marzo, 2020

🌑 LA VICENDA DEL DEPURATORE DI VILLA SANTA LUCIA È L’EMBLEMA NEL LAZIO DI UN TRISTE PRIMATO TUTTO FRUSINATE 🌑

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Marzo 3, 2020

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🌑 LA VICENDA DEL DEPURATORE DI VILLA SANTA LUCIA È L’EMBLEMA NEL LAZIO DI UN TRISTE PRIMATO TUTTO FRUSINATE 🌑

La vicenda del depuratore Cosilam di Villa Santa Lucia è l’emblema di un fenomeno che vede proprio nel Lazio un triste primato, quello di avere nel territorio della provincia di Frosinone la maggior parte degli impianti di depurazione industriale e urbani fuori uso, sequestrati o ancora da completare.

In questi ultimi giorni abbiamo assistito al sequestro di un impianto di depurazione che riceve le acque reflue industriali di una cartiera.

Al netto del possesso da parte del gestore del depuratore di una regolare autorizzazione ambientale allo scarico o meno, le conseguenze cambiano poco: in questo caso la Procura di Cassino ha contestato scarichi idrici inquinati oltre i limiti di legge e l’assenza di autorizzazione; se l’autorizzazione ci fosse stata, la procura di Cassino avrebbe contestato gli scarichi idrici oltre i limiti e avrebbe sospeso o revocato l’autorizzazione stessa.

Un depuratore che non ha funzionato a dovere e che, come conseguenza, pone seri problemi ai 300 lavoratori della cartiera vista la necessità di dover sospendere la produzione industriale.

La fotografia perfetta di una situazione purtroppo in atto da anni e sulla quale le autorità competenti in materia di autorizzazioni allo scarico e in materia di tutela delle acque devono assolutamente correre ai ripari al più presto, per evitare un nuovo caso come quello del depuratore di Anagni che con finanziamenti per il completamento da quasi vent’anni è ancora lì fermo in attesa del completamento della rete fognaria.

Scarichi fuori limite di legge, indagini antimafia sulla gestione dei fanghi e un impatto altamente negativo sullo sviluppo economico dell’area: una serie di problematiche non da poco per degli impianti come i depuratori di acque reflue che di fatto dovrebbero essere dei presidi ambientali.

Ci si chiede quanto lo Stato e la collettività dovranno ancora pagare per l’incapacità gestionale degli enti e dei soggetti gestori attualmente responsabili del comparto di depurazione acque e dei reflui. In Regione è stato approvato il disegno di accorpamento dei consorzi industriali nei quali operano l’Asi e il Cosilam, così come è stato approvato il nuovo Piano di Tutela delle Acque ad inizio anno, ma siamo ben lontani da vederne ancora i frutti.

Appare chiaro che fino ad oggi si è sottovalutata la situazione emergenziale che resta sotto gli occhi di tutti, evidentemente per evitare ulteriori infrazioni europee, servirà cambiare rotta definitivamente per non gravare ulteriormente sulle tasche dello Stato e dei cittadini per un servizio pubblico che dovrà tornare a livelli normali (perché è di normalità che stiamo parlando!) nella nostra amata terra ciociara.

 

Edit del 4 marzo 2020: la procura che ha agito per il sequestro è quella di Cassino, dove abbiamo depositato ad ottobre un esposto proprio sulla depurazione delle acque reflue, e non quella di Frosinone.