Categorie: AmbientePublished On: 30 Agosto, 2018tag =

IL #CITTADINO DEVE SEMPRE E COMUNQUE ESSERE TUTELATO DALLE GRANDI INDUSTRIE CHE GIOCANO A DADI CON LA NOSTRA SALUTE E IL NOSTRO AMBIENTE: NON CADIAMO PIù NEGLI STESSI ERRORI.

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Agosto 30, 2018

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Il 22 agosto 2018 il Consiglio di Stato ha pubblicato la sentenza sul ricorso N.R.G. 6074 del 2016 ( la sentenza la potete trovare qui: https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/DocumentViewer/index.html?ddocname=Q3QKFK6KETINBFYRK2BLZULLFA&q=caffaro ) proposto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, avverso Interbanca s.p.a. (già GE Capital), Bios s.p.a., Unipol gruppo finanziario s.p.a., nei confronti di SNIA s.p.a., Caffaro s.r.l., Caffaro Chimica s.r.l., per vedere riformata la sentenza del tar 2016 n. 3445 in cui già veniva cassato il provvedimento di diffida emanato dal ministero dell’ambiente contro GE capital Interbanca s.p.a. ad adempiere per la bonifica dei siti inquinati censiti come SIN di Colleferro dal D.P.C.M 19 maggio 2005.
Il Ministero sosteneva che le attività della #Caffarosrl (di cui SNIA era socio unico) fossero compatibili ovvero correlabili alla tipologia di inquinamento prodotta sulle matrici acqua e terra dei siti censiti come #SIN.

Secondo quanto sostenuto in tribunale dal Ministero, #Sniaspa fosse di fatto controllata da Bios s.p.a., che, a sua volta, Bios s.p.a. fosse sostanzialmente etero-diretta da Hopa Holding s.p.a., GE Capital s.p.a., Monte dei Paschi di Siena s.p.a. ed Unipol Gruppo Finanziario s.p.a., che, pertanto, Bios s.p.a., Hopa Holding s.p.a. (già Mittel s.p.a.), GE Capital Interbanca s.p.a., Monte dei Paschi di Siena s.p.a. ed Unipol Gruppo Finanziario s.p.a., nonché la neo-costituita Sorin s.p.a, fossero “corresponsabili dell’inquinamento” causato dal gruppo Snia.

Il #TAR, che aveva cassato la diffida ad adempiere la bonifica rivolta a tutti i soggetti sopracitati inoltre, aveva stigmatizzato la mancata attivazione degli “strumenti di coinvolgimento partecipativo del soggetto individuato come responsabile”, ossia la mancanza in diritto e fatto, da parte dei soggetti raggiunti dalla diffida, sul particolare concreto e differenziato ruolo effettivamente svolto dagli stessi a livello decisionale sulla responsabilità della condotta inquinante, più in generale, aveva rilevato “che il provvedimento appare lacunoso e contraddittorio nel riferimento alla normativa da applicare alla fattispecie, facendo una commistione tra gli istituti di bonifica (parte IV del Codice) e di risarcimento (Parte VI)”.
Oltre a questa breve cronistoria in punto di diritto il collegio osserva, in punto di fatto, che a quanto consta i tre siti, interessati da fenomeni di contaminazione decisamente risalenti, sono stati inclusi fra i “siti di interesse nazionale” tra il 1998 ed il 2000 e sono stati sottoposti da Snia s.p.a. a procedimenti di messa in sicurezza e bonifica sin dagli anni 2000-2001. Poi nel 2015 la stessa SNIA dichiarava attraverso il suo commissario straordinario di non poter continuare a mantenere in sicurezza i siti precedentemente bonificati e messi in sicurezza.

Inoltre sempre il collegio del Consiglio di Stato dichiara che il provvedimento si fonda sull’art. 305 d.lgs. n. 152 del 2006, contenuto nella Parte VI del decreto: la Parte VI, tuttavia, a tenore dell’art. 303, comma 1, lett. g) non si applica “al danno in relazione al quale siano trascorsi più di trent’anni dall’emissione, dall’evento o dall’incidente che l’hanno causato”.

Nella sentenza si legge che difettavano i presupposti per l’omissione della comunicazione di avvio del procedimento: la situazione di contaminazione dei luoghi, infatti, era nota da anni al Ministero e, in particolare, da ben prima che il commissario straordinario di Snia comunicasse l’impossibilità di garantire oltre la sicurezza dei luoghi.

La vicenda appare nella sua complessità molto difficile da ricostruire e queste difficoltà sono sicuramente andate a creare rallentamenti su tutto l’iter processuale e prima ancora amministrativo, in quanto le aziende individuate dal Ministero come responsabili per l’inquinamenTO s ono tra le più attive nel campo industriale italiano ed internazionale e sono abituate a cambiare gestione e modalità di organizzazione. Esse ricorrono continuamente a nuove forme societarie a fusioni e scissioni pur restando apparentemente composte in un unico centro decisionale che di solito fa capo a gruppi bancari e di investimento nazionali ed internazionali.

In queste more il territorio di #Colleferro rimane non adeguatamente coperto e tutelato per la questione derivata dalle attività industriali inquinanti che hanno reso quella zona un’area di emergenza ambientale censita come SIN.

La #lotta che dovremmo cominciare ad attuare sarà tutta sulla capacità di innovare gli strumenti normativi di contrasto a tali fenomeni di speculazione sulle materie prime e sui territori della nostra amata Valle, dovremo garantire dunque il Ministero e le autorità competenti di nuovi mezzi specifici per il contrasto a tali usi industriali dei territori, mettendo a punto nuove norme e sanzioni capaci di garantire alla legge i responsabili nei minimi tempi possibili, viene infatti subito all’occhio del cittadino il fatto che la vicenda dell’#inquinamento nell’ area del Sacco e in particolare a ridosso dei siti contaminati di Colleferro era a conoscenza da molto tempo ma solo dopo più di 30 anni la vicenda giudiziaria appare essere giunta in parte a conclusione.

Occorre trovare nuove regole ad hoc che garantiscano tempi meno prolungati per l’accertamento del degrado territoriale causato da attività industriali, servono misure specifiche per assicurare che i responsabili vengano immediatamente individuati ed obbligati a bonificare i territori inquinati.

Questa vicenda può essere solo una prova di quanto ancora dobbiamo fare per non farla accadere nuovamente, per questo sto già lavorando al fianco del Governo e del Ministero per trovare e proporre nuove soluzioni capaci di arginare la speculazione dei nostri territori.

Faremo in modo che il cittadino sia sempre e comunque tutelato e che le grandi lobbies di potere non giochino più a dadi con i nostri territori, con la nostra salute e il nostro ambiente.

#IOSONOAMBIENTE