Categorie: AmbientePublished On: 4 Dicembre, 2018

Inceneritori, i dati di una dismissione ormai necessaria

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Dicembre 4, 2018

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Quando si parla di gestione dei rifiuti si sentono sempre più spesso soluzioni apparentemente facili e definitive a ogni problema legato ad essa.

Non è però difficile capire che in realtà prevenire è meglio che curare e che ovviamente impianti in grado di trasformare i rifiuti in energia facendoli come per magia sparire non esistono. Nella gestione dei rifiuti è importante ricordare la gerarchia delle attività da svolgere:

  • Riduzione alla fonte, prevenzione del rifiuto;
  • Riutilizzo, come nel vuoto a rendere;
  • Riciclaggio, raccolta differenziata;
  • Recupero di materia dal rifiuto residuo;
  • Recupero energetico;
  • Conferimento in discarica.

E’ evidente che l’incenerimento dei rifiuti si piazza al quinto posto su sei tra le attività da svolgere nella gestione dei rifiuti, davanti solo all’abbancamento in discarica. Se non si pone questa gerarchia in atto si pratica una gestione dei rifiuti scorretta, mentre se a livello di politiche da seguire in tema rifiuti viene individuata nell’incenerimento la chiave di volta della gestione allora o si è in cerca di estreme sempificazioni o si è ignoranti in materia.

L’approccio gerarchico consente con le prime 4 R (Riduzione, Riuso, Riciclo e Recupero di materia) di poter gestire i rifiuti senza dover ricorrere ad inceneritori e discariche, o comunque di doverci ricorrere soltanto su ciò che resta dopo aver applicato le prime quattro azioni che sono logiche, facili ed economiche. Ne consegue che più si migliora nella riduzione, nel riuso e nella raccolta differenziata e meno rifiuti verranno inceneriti o gettati in discarica.

Volendo dare conferma con i fatti a quanto scritto finora, fornisco alcuni dati sulla gestione dei rifiuti: la fonte, come sempre, è quella ufficiale del Catasto Rifiuti a cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale(ISPRA).

Quanto si incenerisce in Italia?

Si è vociferato spesso di una carenza di inceneritori in alcune regioni, o addirittura paventata la necessità di realizzare inceneritori per scongiurare immediate emergenze ambientali. Posto che gli inceneritori non spuntano in un terreno fuori mano come fossero funghi dopo la pioggia ma richiedono invece anni per essere realizzati, scopriamo che comunque sono poche le regioni che inceneriscono soltanto rifiuti trattati (Campania, Lazio, Molise Puglia e Calabria), ossia quei rifiuti che sono stati precedentemente avviati ad un trattamento preliminare che ne recupera materia. Il recupero è tuttavia spesso ancora a livello di pochi punti percentuali, e tale indicatore merita maggiore attenzione per ridurre ulteriormente le quantità di rifiuti da incenerire.

La seconda, nonché soprendente visto quanto sentito recentemente, informazione che possiamo reperire dal Catasto Rifiuti di ISPRA è che la Campania sarebbe in realtà terza regione d’italia per quantità di rifiuti inceneriti.

E’ evidente poi, siccome “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” che una volta inceneriti i rifiuti non spariscono, diventano ceneri (talvolta classificate anche come pericolose) da dover comunque smaltire in discarica, in una media del 23% rispetto ai rifiuti inceneriti su scala nazionale (1,4 milioni di tonnellate di ceneri avviate a discarica a fronte di circa 6 milioni di tonnellate di rifiuti inceneriti).

La Campania produce attualmente circa 150 mila tonnellate di rifiuti da incenerire in più rispetto alla capacità di incenerimento regionale che possiede. E’ un problema?

Dalla tabella precedente abbiamo visto come la regione Campania incenerisca circa 700 mila tonnellate di rifiuti, a fronte di un fabbisogno di incenerimento pari a circa 850 mila tonnellate, quindi in deficit di circa 150 mila tonnellate a valle di una raccolta differenziata che si attesta intorno al 50%. Può essere utile mostrare, per rispondere a questa domanda, fare alcuni confronti. Una regione non a caso, la Lombardia, nella quale dal 2015 al 2016 la situazione è evoluta così:

rifiuti sono aumentati dal 2015 al 2016, ma al tempo stesso è salita in un solo anno la differenziata del 10%, balzando al 68% del 2016 dal 58% del 2015. Come risultato in un anno sono venute meno oltre 200 tonnellate di rifiuti da incenerire! Ricordiamo che in un anno un inceneritore non si riesce nemmeno a capire dove andarlo a realizzare.

Infine, ecco di seguito l’andamento della produzione rifiuti in Campania negli ultimi 10 anni registrati al catasto ISPRA

Come si può vedere dal precedente grafico la raccolta differenziata è in lenta ma costante crescita. Si può certamente dire che l’andamento sia migliorabile e che si possa accelerare, ma proprio alla luce di questo margine occorre ragionare su maggiori investimenti

Occorre quindi pensare al futuro in ottica di una gestione migliore, piuttosto che complicare il problema con impianti inutili e dannosi.