Categorie: Ambiente, ComunicatiPublished On: 13 Maggio, 2019

Nocione(Cassino): a che punto siamo?

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Maggio 13, 2019

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L’area in località Nocione del comune di Cassino(FR) è stata utilizzata come discarica dalla metà degli anni 80 alla metà degli anni 90. Si estende per circa 10 mila metri quadrati sulla sponda di un fosso che sfocia direttamente 100 metri dopo nel Fiume Rapido.

1.       Ricostruzione della cronistoria degli eventi (dai documenti di indagine della GdF)

9 marzo 1998

I carabinieri del comando provinciale di Frosinone notificano la notizia di reato di discarica abusiva alla signora Emilia Di Mascio, nata in Scozia nel 1927 dove ha trascorso gran parte della sua vita. Il luogo in cui la discarica abusiva è stata scoperta si trova su parte di un vasto appezzamento di terra (7000 metri quadrati, circa 1 ettaro, a fronte di 12 ettari totali) a Cassino di cui la signora è proprietaria. Da questi cumuli sgorgava del percolato che si riversava in un fossato che a sua volta si congiunge a circa 100 metri al fiume Rapido.

23 maggio 2001

Le analisi effettuate sui campioni prelevati durante il sopralluogo dei carabinieri non riportano alcun valore alterato rispetto alla norma. Il sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Cassino chiede l’archiviazione del procedimento per intervenuta prescrizione del reato contestato, prescrizione che viene poi concessa dal giudice per le indagini preliminari il 12 agosto 2003.

7 dicembre 2004

La polizia e la ASL si recano sul sito e accertano la presenza di rifiuti ospedalieri misti a rifiuti solidi urbani, oltre al netto dislivello tra l’area e i più bassi terreni confinanti.

Fine 2004 – inizio 2005

I proprietari dei lotti vicini al sito oggetto di discarica abusiva osservano fenomeni che fanno presumere alla contaminazione delle acque che erano soliti prelevare dai propri pozzi. Le analisi di ARPA Lazio riscontreranno non soltanto la contaminazione batterica delle acque, ma anche la presenza di metalli quali ferro e cromo.

28 febbraio 2005

A seguito di articoli apparsi sulla stampa locale riguardo la discarica abusiva, il sindaco di Cassino con apposita ordinanza demanda la messa in sicurezza dell’area ai proprietari.

23 marzo 2005

La proprietaria del terreno oggetto di discarica abusiva presenta esposto-denuncia contro ignoti, presentando una lista di informatori composta da vicini e dipendenti comunali, questi ultimi si presume in grado di accertare, se non l’origine dei rifiuti, almeno la ditta che svolgeva servizio di raccolta e smaltimento al tempo in cui venne commesso il reato. Per tale denuncia viene successivamente richiesta l’archiviazione.

15 maggio 2006

Il comune di Cassino chiede alla regione circa 60 mila euro di finanziamento (in base alla legge regionale rifiuti tuttora vigente) per provvedere alla realizzazione di un piano di caratterizzazione.

2011- inizio 2012

La Guardia di Finanza della compagnia di Cassino(FR) avviano delle indagini a seguito di esposti. Venivano finalmente sentiti i dipendenti comunali e i dipendenti della società che effettuava il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti nel comune. Le informazioni acquisite nel corso delle indagini erano le seguenti:

–          L’area in oggetto era individuata, nel periodo che va dagli anni ottanta a metà anni novanta, come sorta di sito di trasferenza per spostare i rifiuti dai camion compattatori a mezzi più grandi al fine di trasportarli alla discarica di Mondragone(Caserta);

–          L’attività veniva svolta prima dal comune, poi da una società che vinse la gara d’appalto, di nome REDIMAP che svolgeva soltanto la raccolta per conto del comune;

–          I rifiuti non venivano ad un tratto più soltanto scaricati temporaneamente sul terreno, ma venivano interrati in buche profonde fino a 10 metri;

–          La tipologia di rifiuto non era soltanto di natura urbana od ospedaliera. Venivano infatti gettati nelle fosse anche animali da allevamento infetti e, in alcuni casi, ancora vivi;

–          La ditta REDIMAP possedeva due tipi di mezzi di lavoro: escavatori e camion. Uno dei soci della società risulta inoltre essere il figlio del mezzadro al quale i proprietari del terreno usavano concedere la parte restante dei 12 ettari da loro posseduti a Nocione. La ditta REDIMAP inoltre è fallita nel 1995, e il suo proprietario già deceduto al tempo delle indagini.

Maggio 2014

Il comune di Cassino provvede a recintare l’area della discarica abusiva di Nocione per circa 10 mila metri quadrati, viene interdetto anche il pascolo di animali nelle zone limitrofe.

Marzo 2016

Il procuratore di Cassino, Luciano D’Emmanuele, viene convocato in audizione dalla Commissione parlamentare sul ciclo illegale dei rifiuti. Vengono sollevate questioni inerenti il possibile traffico illecito di rifiuti a seguito delle dichiarazioni di pentiti del clan dei Casalesi e dei Belforte di Marcianise.

Luglio 2017

Su disposizione del procuratore capo di Cassino un aereo della GdF si alza in volo con della particolare strumentazione atta ad individuare, nei terreni di Nocione, aree nelle quali è possibile riscontrare anomalie termiche sulla superficie. A seguito di tali verifiche, vengono individuati 13 punti sui quali bisognerà scavare e capire se l’anomalia termica è dovuta a rifiuti interrati.

2018

Nel primo dei 13 punti segnalati, vengono rivenuti rifiuti urbani e ospedalieri, così come accaduto nel primo ettaro di terra a Nocione.

Primi mesi del 2019

Stanziati circa 200 mila euro dalla Regione Lazio al Comune per la discarica (che non bastano ovviamente per far fronte agli oneri di bonifica) e trasmissione del nuovo Piano di Caratterizzazione (analisi dei rischi connessi alla presenza della discarica abusiva) da parte del Comune alla Regione Lazio.

2.       La situazione attuale

Stima della gravità delle attività illecite

Interramento fino ad almeno 15 metri di profondità di rifiuti urbani, rifiuti ospedalieri, carcasse da allevamenti, per un conferimento ipotetico di oltre 100 mila tonnellate di rifiuti oltre all’uso del sito come luogo temporaneo per la sosta dei rifiuti raccolti a Cassino (fino ai primi anni ’90 probabilmente).  La situazione ha portato a pozzi avvelenati, inquinamento delle acque superficiali con presenza di cromo nelle analisi svolte in diversi anni da ASL e Arpa Lazio.

Indagini svolte

Tre diversi filoni, alcuni archiviati o prescritti col tempo. L’ultima indagine, da parte della Guardia di Finanza, ha rinvenuto criticità su numerosi altri punti prossimi all’area di Nocione. Il procuratore di Cassino, Luciano D’Emmanuele, è stato convocato nel marzo 2016 in audizione dalla Commissione parlamentare sul ciclo illegale dei rifiuti.  Sono state sollevate questioni inerenti il possibile traffico illecito di rifiuti a seguito delle dichiarazioni di pentiti del clan dei Casalesi e dei Belforte di Marcianise.

 

Situazione della bonifica

Stanziamento per caratterizzazione (mai eseguita dal Comune, tutto fermo a quanto riportava già il piano regionale bonifiche della Regione Lazio nel 2012).

Possibili sviluppi delle indagini

Tredici diversi punti sono stati individuati dalla guardia di finanza come possibili altri punti nei quali, nel raggio di alcuni chilometri da Nocione, possono essere stati interrati rifiuti. Nel primo controllo, svolto pochi giorni fa nella prima delle altre zone individuate, sono stati rinvenuti rifiuti urbani ed ospedalieri.

3.       Cosa abbiamo fatto noi da un anno a questa parte

La ricostruzione dei fatti, riportata qui sopra, è stata trasmessa direttamente al ministro Costa per opportuna conoscenza legandola alla vicinanza dell’area alla Terra dei Fuochi e portandola in Aula il giorno in cui venne istituita la Commissione di Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti.

Nel corso di una nostra interrogazione a risposta immediata alla Camera dei Deputati, il Ministero ha fatto presente che a fronte delle richieste avanzate si è fatto carico di chiedere alla Regione Lazio di aggiornare il Piano Bonifiche contestualmente all’aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti.

Alla luce della noncuranza da parte della Regione Lazio sul tema bonifiche, ci siamo fatti carico in diverse occasioni di impegnare il Governo a vigilare sull’applicazione e sulla veridicità dei Piani Regionali di Bonifica dei siti inquinati.

La competenza per la bonifica, ad ogni modo, rimane in capo alla Regione Lazio. Per questo motivo alla fine del 2018 abbiamo chiesto alla Presidenza della Commissione Ambiente del Consiglio Regionale del Lazio (Novelli, M5S) di avviare una serie di audizioni sul Piano Regionale delle Bonifiche. Nel corso dell’audizione il Comune di Cassino ha manifestato l’impegno ad inviare al più presto il nuovo piano di caratterizzazione del sito da bonificare.

 

Non molleremo di un centimetro e seguiremo fino in fondo questa storia.