Questa settimana ho avuto la possibilità di portare i miei saluti istituzionali al webinar “La transizione del settore della moda: criticità e soluzioni” organizzato da Aware ThinkTank, che ringrazio.

La transizione ecologica è una transizione che deve essere fatta su vasta scala e a livello di paradigma economico-culturale. In questo contesto l’economia circolare serve proprio ad invertire questa tendenza.

Basti pensare alla filiera del riciclo con il passaggio dal riciclare inteso come downcycling, ossia recuperare materiali per utilizzarli in prodotti di minore qualità, all’upcycling, ossia utilizzare il materiale invece per prodotti di migliore qualità. Settori come il tessile grazie al design, ricoprono un ruolo fondamentale nel dimostrare come questo sia ampiamente possibile.

La pandemia ha colpito duramente tutto il sistema produttivo e ora è necessario ripartire e occorre farlo con una ripresa verde.

Non soltanto quindi innovazione e sostenibilità ambientale ma anche sostenibilità sociale: una visione in cui si necessita parlare di upskilling della forza lavoro per creare nuovi posti di lavoro e che siano adeguatamente retribuiti

C’è un principio ben chiaro stabilito dall’Unione Europea su come fare transizione, ed è il “DO NO SIGNIFICANT HARM (DNSH principle)”, finalizzato a favorire gli investimenti sostenibili in UE in modo tale da non arrecare un danno significativo all’ambiente. Si parla di cambiamenti climatici, di prevenzione dei rifiuti, di economia circolare, di emissioni inquinanti e tutela della biodiversità, in linea anche con quanto previsto dall’Agenda 2030 ONU.

Essere una Paese resiliente ai cambiamenti climatici nel futuro prossimo sarà un fattore critico, così come lo sta diventando sempre più l’attenzione verso la sostenibilità di tutte le filiere. Da responsabilità sociale d’impresa a responsabilità ambientale di impresa.